Maglietta cristiano ronaldo real madrid bambino
Se le squadre in passato hanno già disputato delle partite a Chamartín, solamente cinque giocatori sono stati protagonisti sul prato più prestigioso di Madrid in partite ufficiali. E di magico, in questa storia, c’è – una volta tanto – il finale; dopo essersi arruolato nella polizia di frontiera di un villaggio al confine con l’Ungheria, e dopo una parentesi negli Stati Uniti, nell’agosto 2010 Duckadam è stato nominato presidente onorario della “sua” Steaua Bucarest. Al terzo rigore, immaginai che Pichi Alonso avrebbe pensato che non mi sarei buttato ancora una volta sulla mia destra. Quel portiere si chiama Helmut Ducadam (o Duckadam, all’occidentale) e tre anni prima era stato acclamato come autentico eroe nazionale: il 7 maggio 1986, a Siviglia, si gioca la finale di Coppa dei Campioni e Ducadam, con la maglia della Steaua Bucarest, riesce nell’impresa di parare quattro rigori al Barcellona, portando per la prima volta una formazione dell’Europa dell’Est a vincere la massima competizione continentale. È una storia di trionfi e di misteri, quella di Ducadam, di gloria e polvere, di sibili e versioni ufficiali come tante testimonianze di quel mondo oltrecortina ormai agli sgoccioli. Stanotte dall’altra parte del mondo si distribuiscono statuette. Con una vecchia conoscenza di Striscia la Notizia: Padre Fedele da Cosenza!
Concentrazione e sorriso beffardo, intuisce prima il tiro di Pichi Alonso e, dopo la rete di Balint, anche quello di Marcos Alonso, padre del quasi omonimo Marcos Alonso Mendoza, attuale esterno mancino della Fiorentina. Il Giulianova, in vantaggio 2-1, viene dapprima raggiunto all’ultimo minuto dei tempi supplementari da un tiro di testa deviato in rete dalla gamba di un difensore giuliese, per poi fallire il rigore della vittoria e cedere il passo ai tiri ad oltranza. Ma questa è un’altra storia: la palla non vuole saperne di entrare e i primi quattro tiri dal dischetto fanno registrare altrettanti errori. La situazione economica in Romania è disastrosa: elettricità e gas scarseggiano, tanto che i giocatori della Steaua non sono per niente preparati a giocare di notte e solamente qualche giorno prima della finale sarà loro concesso di cambiare il campo degli allenamenti per abituarsi alla luce dei riflettori, passando dal consueto Ghencea al più efficiente Stadio XXIII Agosto. Se si eccettua per uno scialbo 1-1 colto fortunosamente sul campo del modesto Novara, la banda di Fulvio Bernardini dipinge in campo degli autentici capolavori calcistici. Raggiunta la finale del Clausura 2005 contro l’Universidad de Guadalajara, l’América pareggiò per 1-1 all’andata e vinse per 6-3 all’Azteca, aggiudicandosi così il decimo titolo nazionale.
Ricompare a dicembre al seguito della spedizione della Steaua Bucarest a Tokyo per la finale di Coppa Intercontinentale (persa contro il River Plate), ma senza scendere in campo; nemmeno convocato, invece, nel febbraio dell’anno successivo per la sfida di Supercoppa Europea contro la Dinamo Kiev a Montecarlo, che sarà decisa a favore dei romeni grazie a un gol di un giovane centrocampista mancino prelevato in prestito dallo Sportul Studenţesc, di nome Gheorghe Hagi. Solamente alcuni anni più tardi, sarà lo stesso Duckadam a smentire quella ricostruzione dei fatti, raccontando di essere stato colpito da una violenta e improvvisa trombosi alle mani mentre si trovava nella casa dei genitori ad Arad e di aver evitato il peggio solo per essersi fatto operare dalla miglior équipe medica della capitale, proprio grazie alla notorietà conquistata e al denaro ottenuto come premio per quell’incredibile vittoria. In semifinale c’è il temibile Anderlecht che ha appena fatto fuori rocambolescamente il Bayern Monaco; il Belgio sta vivendo il suo momento di massimo splendore calcistico grazie anche al profondo lavoro tattico di Guy Thys (arriverà in semifinale ai Mondiali messicani di quell’anno, miglior risultato di sempre) e i bianco-malva di Bruxelles sono ormai una solida realtà del calcio continentale, vivendo di rendita su un periodo d’oro che tra il 1976 e il 1983 li ha visti conquistare due Coppe delle Coppe e una Coppa Uefa.
COMPRA IL CALCIO VINTAGE! Nel settembre di quel tragico 1989, il dittatore Ceausescu è ancora saldamente al potere, universalmente riconosciuto come il Conducator: il calcio svolge un ruolo crescente di consenso e immagine internazionale, almeno per quanto riguarda i grandi club controllati dalle varie ramificazioni del regime. Tutto ciò che le gole montuose dei Balcani e dei Carpazi lasciano gelosamente trapelare oltre l’Adriatico ha a che fare con il calcio. E che se nonostante l’abitudine a lamentarsi di tutto e di tutti non hanno mai spostato nemmeno una pietruzza dal selciato di via delle Volte, è perché quella città mezza medievale e mezza rinascimentale non la scambierebbero per tutti i grattacieli di Manhattan. La nazionale, poi, non è affatto da sottovalutare: a marzo, in una gara giocata a Sibiu nel primo pomeriggio, perché l’impianto sportivo cittadino non è dotato di illuminazione, ha sconfitto 1-0 l’Italia di Azeglio Vicini in amichevole. “Dopo il primo rigore, fu una battaglia psicologica. Ma nel primo tempo il traffico crea solo ingorgo, perché si riversa in avanti anche Hamsik e nella zona sinistra lasciata libera da Insigne non avanza Ghoulam.
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